Mercatini ed evoluzione dell'artigianato contemporaneo

Avevo anticipato la pubblicazione di questo blog post tramite le storie di Instagram, invitandovi a commentarlo e a dare le vostre opinioni una volta messo online.

Il pezzo era già in cantiere ma, avendovi accennato brevemente l’argomento in oggetto, siete stati super reattivi e avete iniziato a scrivermi in direct dandomi il vostro prezioso parere.

Ho ricevuto numerosi contributi nel giro di breve, alcuni decisamente forti nel tono ma in fondo giusti nella loro essenza, questi però ho deciso tenerli privati.

Il dibattito si è animato e questo è bello, ma mira alla costruttività piuttosto che alla disputa.

Perciò ho fatto una selezione dei vostri interventi e li ho ripostati nelle storie convinta potessero essere utili a tutti noi per portare avanti uno scambio che possa portare ad una nuova prospettiva e ad una evoluzione circa una situazione divenuta ormai satura e stagnante:

Mi riferisco ovviamente ai mercatini dell’artigianato, il cui troppo diffondersi ha paradossalmente portato nel tempo ad una svalutazione dell’artigianato stesso, un fatto oggettivo che non possiamo più nascondere come polvere sotto il tappeto.

L’aspetto positivo è che ho trovato d’accordo molti di voi e questo mi ha fatto sentire meno sola nelle mie considerazioni sorte dall’aver colto, già da tempo, una certa insoddisfazione generale a riguardo.

Ma esprimersi su un argomento così vasto, che coinvolge così tante realtà e soggetti, può risultare controverso: il rischio infatti è quello di attirarsi antipatie e causare rodimenti ma è necessario avere coraggio se vogliamo che la storia avanzi positivamente per tutti.

Questi eventi, così popolari e affollati, spesso creano confusione a causa della fusione tra l'hobby e l'artigianato, con conseguenze che possono infastidire sia le persone che vi partecipano che gli stessi artigiani.

Questa confusione ha provocato nel tempo aspettative irrealistiche nelle persone, che pretendono di spendere poco per oggetti fatti a mano da artigiani che hanno investito tempo, risorse ed esperienza per crearli. D'altro canto, gli artigiani stessi, che dedicano la propria vita a perfezionare le loro tecniche artigianali, si vedono confrontati con una concorrenza che non investe lo stesso impegno e amore per il loro mestiere.

Non sono qui per criticare gli hobbisti, perché apprezzo l'impegno che pongono nel realizzare i loro prodotti, essi sono spessissimo degli artigiani eccezionali che però nella vita hanno deciso di fare altro. Tuttavia, ritengo che sia importante distinguere tra hobbismo e artigianato, per evitare confusione e far sì che gli artigiani ricevano il riconoscimento che meritano per le loro creazioni.

Ecco perché invito tutti noi a riflettere su ciò che cerchiamo nei mercatini: se stiamo cercando un oggetto unico e fatto a mano, dovremmo essere disposti a riconoscere il valore dietro quelle creazioni e a pagare il prezzo che gli artigiani meritano.

Ma facciamo un balzo in avanti. Se proprio devo dirla tutta sono del parere che i mercatini dell’artigianato hanno fatto il loro tempo. Bisogna evolvere…sì, ma come?

Un volta le strade erano costellate di botteghe e in ogni angolo, e ad ogni via si poteva scoprire un mestiere tradizionale. Oggi sono un ricordo affascinante dell'epoca passata e la realtà è che molti borghi e troppe vie, seppur suggestive e piene di storia, sono desolate e lì le saracinesche restano abbassate.

Sognare di riportare in vita quella vibrante atmosfera commerciale potrebbe essere un meraviglioso tributo alla storia e alla tradizione.

Chissà se con il giusto supporto e la promozione di iniziative culturali ed economiche, si potrà favorire la rinascita di un tessuto sociale e commerciale più vivace e più adeguato all’evoluzione della storia ( e di noi artigiani).

Speriamo che progetti di riqualificazione possano aiutare gli artigiani contemporanei a riaprire le loro attività e a prosperare, portando nuova vita alle nostre strade.

Per andare avanti bisogna tornare indietro.

Con amore,

Marcella

Marcella Stilo